Marvel IT presenta
# 17 – Paura
& delirio a San Francisco (1° parte)
di Carmelo Mobilia
David
Patrick Kelly detto “Luther” è un piccolo criminale
di San Francisco che conosce vita, morte e miracoli di gran parte malviventi
della città. Se fate un nome, è molto probabile che Luther
ci abbia lavorato insieme: Albert Ganz, Tyrone Huges, Malcom Price ... tutti i più grossi. Nel giro è famoso per
le sue conoscenze, e molto spesso fa da tramite quando qualcuno cerca uomini
per un lavoro. Certo, per questa sua reputazione c’era un prezzo da pagare, e
questo voleva dire che, quando sentivano puzza di bruciato, gli sbirri andavano
a bussare alla sua porta in cerca in informazioni. Ma Luther
era nel giro da parecchio e sapeva tenerli a bada. Ma mentre correva a
perdifiato tra i vicoli della città, Luther si era
reso conto di non aver mai avuto a che fare con un supereroe e non aveva la
minima idea di come trattare con loro. Quello che lo inseguiva stanotte aveva
un aria spaventosa, una vera creatura della notte... quel mantello, quegli
artigli ... roba da darti i brividi. Luther si fermò
a riprendere fiato nascosto dietro una cassonetto dell’immondizia. Da quanto
tempo stava scappando? L’aveva seminato? Non si sentiva nulla se non il
silenzio della notte. Il battito di Luther iniziava a
rallentare, il respiro a regolarsi... l’aveva sfangata. Si alzò e lentamente si
dirigeva verso l’uscita del vicolo quando improvvisamente qualcosa lo tirò verso
l’alto, facendogli emettere un urlo di terrore.
<Allora
Luther, parliamo ...>
<C-CHI
SEI?? C-CHE COSA VUOI DA ME?>
<Te
l’ho detto prima chi sono ... il mio nome è Prowler e
da oggi in poi sarò il tuo incubo peggiore. Qualche mese fa hanno trovato un giornalista
con cranio spappolato. Hanno accusato il Ragno Rosso, ma io credo che dietro ci
sia qualcun altro, e voglio sapere date chi.>
<E-E
io che ne so? N-Ne so quanto te... si dice quel giornalista sapeva chi c’era
sotto la maschera e voleva sputtanarlo... e il Rosso l’ha freddato...>
<Stronzate.
Non ci credo. Io dico che centra quel nuovo Hobgoblin.
Che sai su di lui?>
<NIENTE!
Nessuno sa niente di questo tipo ... >
<Spremiti
le meningi, dammi un motivo valido per il quale possa ritenerti utile ... altrimenti
...>
Luther deglutì rumorosamente. Non conosceva Prowler, non sapeva minimamente chi aveva davanti e quindi
non poteva sapere che quella minaccia era in realtà un bluff. I vantaggi
dell’essere sconosciuto.
<I-Io
n-non ho nulla su di lui.... ho sentito che s’è dato da fare la porto qualche
notte fa, ma poi nulla... t-ti prego, lasciami andare.>
<Si,
lo farò. Voglio darti una chance, rifiuto: da stasera tu drizzerai quello
orecchie da sorcio e scoprirai qualsiasi cosa al riguardo all’omicidio Ennis e di Hobgoblin. QUALSIASI
COSA. E non cercare di nasconderti o di lasciare la città: io ti troverò. E te
la farò pagare, hai capito?>
Luther sudava come una cascata e fece di si con
la testa.
<RISPONDI!>
<S-SI!
S-SI, HO CAPITO!> gridò disperato.
Lo
lasciò andare e mentre scappava a gambe levate Prowler
sparì approfittando delle tenebre. Da quando s’era trasferito a San Francisco Hobie Brown aveva deciso che il
suo alter ego mascherato avrebbe dovuto cambiare modus operandi, rispetto ai
tempi di New York. Optò per dei metodi
duri, un atteggiamento più aggressivo e apparentemente più violento. Aggiornò
anche la sua attrezzatura, aggiungendo una cintura porta oggetti piena di
gadget multiuso al suo costume. I tempi cambiano e anche nella lotta al crimine
bisognava adeguarsi. E Prowler sapeva bene che non
occorreva vestirvi da pipistrello per terrorizzare i criminali.
Commissariato di
polizia di San Francisco. Il giorno dopo.
Quest’oggi Ben Reilly e VinGonzales avevano staccato alla stessa ora e avevano deciso
di bersi una cosa insieme. Ben era seduto sulla panchina dietro di lui mentre
Vin si slacciava la camicia davanti al suo armadietto.
<Ho
due biglietti per le World Series . Con Bobby Rayburn e Juan Primo dalla nostra, quest’anno può essere
l’anno buono per noi dei Giants ... vieni con me a
vederla?>
<Scherzi?
Giocate contro gli Yankees ... devo venire per
tifargli contro!>
<Dio,
ma come fai a tifare per i Mets?>
<Ehi
un po’ di rispetto! E’ stato mio zio ad attaccarmi la fede; andavamo spesso a vederli quand’ero
ragazzino, a New York ...>
<Si
va bene, ma ora devi iniziare a tifare
per i Giants ... ti sei trasferito definitivamente qui a Frisco,
no?>
<Già.
E non sono il solo ...>
<Ah
è vero.... la tua ex ha deciso di
rimanere... >
<Si
infatti .... ha trovato un posto come segretaria in uno studio legale. Dice che
lo ha fatto per farmi essere più vicino a mio figlio in caso di necessità, ma
io credo che voglia ancora rimettersi con me.>
<A
proposito, bel colpo, quello di passare una notte con la tua ex ... non credevo
fossi il tipo...>
<Oh
non lo sono.... infatti mi sento uno schifo. Ma almeno posso vedere David
quando voglio...>
<Non
tutto il male viene per nuocere... comunque, ti capisco. Le rosse sono dei tipini veramente bollenti... guarda questa! E’ quella che
interpretava Sybil in “Secret Hospital”....> Vin
staccò dall’interno del suo armadietto una delle foto appese e gliela porse.
Ben venne preso immediatamente dall’imbarazzo: questa traeva Mary Jane Watson,
la moglie di suo “cugino” Peter, in scatti sexy per un catalogo di lingerie.
<Gesù,
che femmina.... guarda che cosce! Mezz’ora con me e le farei scoprire i piaceri
del “maschio latino caliente” alla signorina “Mary
Jane fica-rotta”....> Vin andò avanti con commenti del genere, Ben arrossì
come un ragazzino.
<Ti prego.... è la
moglie di mio cugino....>
disse con un filo di voce.
<Eh?
Come hai detto?>
<AEHM,
lascia perdere> disse schiarendosi la voce <Ti aspetto di sopra, tu
intanto vestiti.>
Uscì
dagli spogliatoi e salì verso l’atrio d’ingresso.
<Accidenti!>
pensò dentro di se <E’ stato tremendo...
dovrei dirgli che MJ è mia
“cugina”? O forse meglio i no... dopo lui e i ragazzi stresserebbero per avere
il suo numero... oppure mi piglierebbero
per il culo a vita; già me li immagino: “Non
c’è cosa più divina che trombarsi la cugina!” e battute di questo genere... ma come fa
Peter?> mentre faceva pensieri di questo genere, sentì improvvisamente una
voce familiare; era Jessica Carradine, la sua ex
fidanzata e figlia dell’uomo che sparò a Ben Parker. Era in uno stato pietoso.
Stava gridando verso il detective Jack Cates,
accusando la polizia di non fare nulla per arrestare il Ragno Rosso:
<Ma
è possibile che voi piedipiatti non siete riusciti ancora a sbatterlo dentro?
Ma che aspettate a dargli la caccia a quell’assassino?>
Cates le rispose seccato:
<Signorina,
, mi levi le mani di dosso o la sbatto dentro per aggressione a pubblico
ufficiale, mi ha capito?> gridò con la sua voce roca da sigaretta.
<Certo,
sapete fare solo questo.... ingurgitare caffè e ciambelle e prendervela con i
cittadini innocenti... ma non lo vedete che cosa hanno fatto quei due mostri al
Golden Gate? [1]
>
<Ora
basta signorina, io ...>
<No
aspetta Jack> disse Ben mettendosi in mezzo <Lascia, ci penso io ...>
<Conosci
‘sta sciroccata?>
<Lei
è ... una mia amica...> rispose,allontanandola con calma.
<B-Ben
... oh Ben... dio mio...> Jessica si
mise a piangere. <E’ come a New York ... i-il
Ragno e Hobgoblin che
distruggono la città … e nessuno fa niente! E’ come rivivere un incubo
... ma perché, perché?> disse singhiozzando. Ben cercò di confortarla. Si
accorse che il suo fiato sapeva d’alcool.
<Dai,
ti riaccompagno a casa ...>
<Ehi
Ben, che succede?>
<Scusa
Vin, non posso venire con te ... devo
occuparmi della mia amica.>
Vin
vide in che condizione versava la ragazza e capì come stavano le cose.
<Si,
vai tranquillo, non c’è problema.... >
<
Ti chiamo io.> gli rispose, poi andò verso il parcheggio e salirono sulla sua
auto. Jessica stava immobile, con lo sguardo fisso davanti a se incurante del
mascara che le colava dagli occhi. Ben cercò di parlarne.
<Uh
non devi badare a Cates ... è un burbero, ma non è
cattivo... è un bravo poliziotto. Sei stata fortunata ad non incappare in
Callaghan...lui si che è un tipo intrattabile. Pensa che lo chiamano “Harry la
carogna”.>
<I
poliziotti sono buoni solo a manganellare manifestanti e studenti, ma non
muovono un dito quando viene uccisa la gente come Ken Ennis
o mio padre ....>
Ben
non sapeva cosa rispondere. Non si vedevano dal giorno del funerale del
giornalista, e da allora sperava che si fosse ripresa... e invece, la morte del
suo collega per mano di un “Uomo Ragno” deve averle riaperto certe ferite. Gli
dispiaceva vederla in questo stato, ma non sapeva come aiutarla ... d’altronde,
cosa poteva dirle? Lei odiava il suo alter ego e Dio solo sapeva quali
conseguenze potrebbe avere sulla sua già fragile psiche la rivelazione della
sua vera identità. Non dissero più nulla finché non arrivarono a destinazione.
Una volta davanti alla porta del suo appartamento Ben si fece dare le chiavi,
ma non appena le infilò nella toppa qualcuno la aprì da dentro.
<JESSICA!
MA DOV’ERI? Dio, hai bevuto ancora...> disse l’uomo all’interno. Era alto,
capelli neri a mezzo collo, barba da tre giorni incolta ... Ben aveva la
sensazione di averlo già visto, ma non riusciva a ricordare dove. Jessica lo
abbracciò in preda ad un pianto isterico.
<E’
venuta alla centrale già in queste condizioni. Non mi sentivo di farla tornare
da sola...>
<Sei
un poliziotto?>
<Si.
Mi chiamo Ben Reilly, lavoro nell’unità C.S.I..>
<Vieni,entra
dentro ...> gli disse il tizio.
Dopo
aver aiutato Jessica a vomitare e averla messa a letto, i due andarono a
sedersi in cucina, dove il padrone di casa offrì un caffè al suo ospite.
<Senti,
ti ringrazio per avermela riportata in casa ... ero preoccupatissimo. Non
sapevo chi chiamare, dove cercarla ...>
<Ti
capisco. Qualche tempo fa ho vissuto un’esperienza simile.> disse Ben
ricordando la misteriosa fuga di Helen di qualche settimana prima.
<Scusami,
in tutto questo trambusto non mi sono nemmeno presentato ... mi chiamo
Jack. Jack Morris.>
<Il
giornalista ...> esclamò Ben, ricordandosi finalmente dove l’aveva già
visto: era il giornalista che faceva tutte quelle domande su un’eventuale
coinvolgimento del Ragno Rosso nella strage del porto compiuta da Hobgoblin [2].
<Esatto.
Leggi il Chronicles a quanto pare...>
<Uh
si, ho letto i tuoi pezzi ... senti,non voglio sembrarti indelicato, ma cos’è
successo a Jessica? Non l’ho mai vista così ...>
Morris si fece scuro in volto.
<Da
quando ha visto Ken Ennis ucciso nel suo appartamento
che va avanti a vodka e psicofarmaci. E’ perennemente sconvolta. Sto cercando
di farla smettere, ma è impossibile guardarla a vista per ventiquattro ore.
Appena mi allontano un attimo riesce a procurasi pillole ed alcool.> disse
amareggiato, passandosi le mani trai lunghi capelli.
<Ma
dimmi, da come vi parlavate mi pare di capire che vi conosciate ...>
<Si,
ci siamo conosciuti a New York anni fa. Siamo.... vecchi amici.>
<Ho
capito ... allora eri con lei al funerale di Ennis,
presumo ....>
<Si,
c’ero ...>
<
Io e Ken eravamo grandi amici. Fu lui a presentarmi Jessica. Quando ho saputo
che era stato ammazzato e che era stata lei a trovarne il corpo mi è crollato
il mondo addosso. Io ero fuori città, sono arrivato solo dopo la
sepoltura. Sono felice di sapere che
c’era un amico al suo fianco. Mi sono sentito in colpa per non esserci stato
... non so se mi capisci ...>
<Oh
credimi, più di quello che pensi ...> gli rispose Ben sospirando.
San Francisco State University . Nello
stesso momento.
<Ogni
anno in America più di cinque milioni di donne sono vittime di violenze fisiche
o di natura sessuale. Un problema che affligge la nostra nazione cui i media
danno poco risalto, tranne se a subirla è una cantante o un’attrice famosa. Ma
non si tratta di un fenomeno isolato che colpisce a migliaia di chilometri da
noi. Succede oggi, a casa nostra, alle nostri madri, alle nostre sorelle. Non
possiamo far finta di nulla, voltandoci dall’altra parte, fingendo che niente
sia accaduto.>
La
ragazza che parlava era un’ottima oratrice,
appassionata e determinata, ma la maggior parte delle persone presenti in
aula, poche tra l’altro, sembrava prestare poca attenzione alle sue parole.
Tranne la ragazza in fondo alla sala. Helen Spacey
aveva letto di questa conferenza su di un volantino e ascoltava il discorso di
quella ragazza con grande attenzione. Quando questo terminò ci fu qualche
timido applauso, e tutti uscirono dal salone con grande foga e nessuno si fermò
a salutarla. Tutti tranne Helen che scese ad incontrarla.
<Mi
è piaciuto molto il tuo discorso.>
<Si,
grazie. Mi fa piacere che qualcuno l’abbia ascoltato... i miei sono argomenti
scomodi, che non interessano a nessuno, a meno che non conoscano qualcuno che
ne è stato coinvolto direttamente ...>
<Dannatamente
vero ...comunque, io mi chiamo Helen Spacey.>
<Jennifer Coocke. Vuoi un
volantino?> chiese la ragazza, con la testa infilata nella sua borsa
disordinata, intensa a sistemare tutte le sue schede e appunti vari. Era di
colore, di altezza media, capelli lunghi e ricci. Non un’autentica bellezza, ma
nemmeno brutta. Il tipico esempio di quella che si poteva definire “un tipo”.
<No,
volevo sapere come potevo imparare a fare quello che fai tu. Mi piacerebbe
aiutarti.>
Le
rivolse uno sguardo pieno di sorpresa, incredula. Ma l’espressione sul volto di
Helen era seria e determinata.
<Guarda,
il lavoro in una casa di accoglienza per donne è duro, ha orari impossibili e
lo stipendio non è un granché. Sei sicura di volerlo fare?>
<Assolutamente.>
<Devi
avere i nervi saldi e lo stomaco forte ... si sentono storie da far accapponare
la pelle.>
<Mio
padre era un poliziotto, e pure il mio fidanzato lo è. Ne ho sentite di cose
scabrose e voglio fare la mia parte. Sono sicura di poterle essere d’aiuto.>
<Sentirne
parlare non è la stessa cosa che vederle, Helen. Qui devi averci a che fare
ogni giorno. Hai esperienza di casi si
violenza?>
<Più
di quanta ne vorrei ...> le scappò di bocca. Dalla nota di tristezza nella
sua voce e dal suo sguardo la sua interlocutrice capì che cera molto di più
dietro quella frase, e capì che non fosse il caso di approfondire.
<Come
vuoi allora, benvenuta a bordo.> le disse stringendole la mano.
<La
ringrazio, non se ne pentirà.>
<Comincia
col darmi del tu. Chiamami Jen.>
Qualche notte dopo.
San
Francisco non aveva concesso a Hobie Brown solo l’occasione di realizzarsi nel campo dei motori
a propulsione, ma anche la carriera di Prowler aveva
la possibilità fare un balzo in avanti. New York brulicava letteralmente di
supereroi ben più famosi e potenti di lui: i Fantastici Quattro, i Vendicatori
... persino l’Uomo Ragno e Devil godevano di maggiore
fama. Frisco invece era un territorio quasi
inesplorato da quel punto di vista ... rispetto a quelli newyorkesi, i
criminali di questa città ancora non erano abituati a figure mascherate che
piombavano dall’alto. Questo faceva di Prowler un
candidato perfetto per essere il nuovo incubo per la criminalità e farsi una
buona reputazione come supereroe. Con Luther il suo
nuovo atteggiamento “dark” aveva funzionato alla grande: nel giro di pochi
giorni era riuscito ad avere una soffiata su “un tizio incappucciato che sta architettando qualcosa dalle parti di Tenderloin”.
Prowler era sicuro
che si trattasse di Hobgoblin. L’avrebbe colto di
sorpresa. Non gli avrebbe dato il tempo nemmeno di capire cosa lo ha colpito.
L’enorme capannone era un ex officina ora in disuso. Prowler
si arrampicò sul tetto, procedette lentamente fino al lucernario e vi guardò
attraverso.
<Bingo!>
disse sottovoce. All’interno vi erano alcuni uomini intenti a spostare alcuni
fusti dal contenuto sconosciuto e a caricarli su dei furgoni. A supervisionare
le operazioni era una figura con mantello e cappuccio. Era il momento di entrare in azione. Sfondò
il lucernario e atterrò sulla schiena di uno dei contrabbandieri. Aveva gli
occhi di tutti puntati addosso. L’elemento sorpresa era un vantaggio di cui
doveva approfittare, per cui decise di passare all’attacco e aggredirli. Colpì
il primo alle ginocchia con un calcio basso e poi lo stese con una gomitata
alla mascella. Qualcuno riuscì a mettere mano alle pistole e a sparargli, ma riuscirono
solo a fargli dei fori nel mantello. Rapido nello spostarsi, si avvicino a loro
e li disarmò grazie agli artigli dei suoi guanti, poi li finì con i calci. La
sua velocità e l’abilità nel combattimento erano incredibilmente migliorate
negli ultimi anni; d’altronde, cosa ci si poteva aspettare da un tizio che ha
passato innumerevoli ore allenarsi con Abe Brown ed Hector Ayala? In pochi minuti s’era sbarazzato dei
suoi assalitori.
<Voi
andate. Mi occupo io di lui.> Prowler si girò
verso di lui e si accorse che non si trattava di Hobgoblin.
Il mantello era color porpora e non arancione. Indossava un costume
azzurrognolo e il volto era coperto da una scura maschera da scheletro.
<E
tu chi saresti, il Teschio blu?> chiese sarcasticamente.
<Io
sono il terrore che cammina, l’incarnazione delle tue peggiori paure. >
disse con voce cavernosa. Estrasse la pistola dalla fondina, gliela puntò
contro e sparò. Prowler scattò sulla sinistra per
evitare il proiettile, ma questo si rivelò essere una capsula che esplose
liberando una nuvola di un fumo denso e verdastro. Il giovane supereroe non si
aspettava questa mossa e inalò il gas. Dopo pochi minuti sentì che il cuore
cominciò a battergli all’impazzata; un forte senso di angoscia e panico
s’impadronì di lui, i muscoli gli si irrigidirono e preso da una paura folle
iniziò a gridare.
Mister
Fear, questo era il nome del criminale che lo aveva
avvelenato, si compiaceva nel vedere quel sedicente giustiziere, dapprima
spavaldo e aggressivo, ridotto a tremare come un ragazzino. Sarebbe facile
sbarazzarsi di lui adesso, ma aveva un programma da seguire e ormai il
vigilante non rappresentava certo un ostacolo. Salì a bordo dell’ultimo furgone
dicendo ad uno dei suoi:
<Chiama
i nostri uomini e di loro di recarsi all’acquedotto.> lasciando Prowler in balia delle sue paure.
Da
un’altra parte della città, appeso alle sue tele, il Ragno Rosso vagava tra i
palazzi con l’intenzione si schiarirsi le idee. Proprio quando lui ed Helen si
stavano riprendendo da una crisi ecco riemergere dal suo passato non una, ma
due ex fidanzate a complicargli la vita: Elizabeth, con cui ha trascorso una
notte durante l’assenza di Helen, aveva deciso di trasferirsi a San Francisco
per cercare di riallacciare una storia con lui, Jessica invece stava attraversando
una profonda crisi depressiva, dovuta alle (presunte) azioni del suo alter ego
mascherato.
<Non
c’è niente da fare, noi Parker non abbiamo mai un attimo di pace. Inoltre, sono
giorni che non ho notizie da Jessica Drew. Chissà se la sua ricerca su Kingsley a New York è stata fruttuosa?>
Tutt’a un tratto, la mini-radio che portava
sulla fibbia cominciò ad trasmettere una comunicazione dalla centrale di
polizia.
<A tutte le unità, recarsi subito a Market
Street. C’è stata una sparatoria in un officina. Alcuni uomini stanno
affrontando un tizio mascherato con mantello, servono rinforzi. >
<Hobgoblin! Sono certo che si tratta di lui! Resistete
ragazzi, il vostro amichevole Ragno Rosso di quartiere sta arrivando ad
aiutarvi!> Virò bruscamente e si
diresse verso la sua metà a grande velocità, fendendo l’aria della notte al suo
passaggio. Arrivò sul posto nel giro di pochi minuti. La scena che gli si
presentò sotto gli occhi non era quella che si aspettava però: a malmenare i
poliziotti non era Hobgoblin, ma Prowler.
<A-ANDATE
VIA, VIA! LASCIATEMI IN PACE!> gridava, colpendo gli agenti che lo avevano
circondato. Sembrava in preda al panico, spaventato. Urlava e si agitava,
tirando pugni e calci a destra e a manca. Era solo questione di tempo prima che
qualcuno di loro venisse ferito. Il Ragno Rosso non poteva permette che questo
accadesse. Si lanciò verso il basso, lo afferrò con presa salda per il costume
e sfruttando la spinta lo trascinò con se sul tetto dell’edificio più vicino,
allontanandolo da lì.
<E’
il Ragno Rosso! Devono essere complici!> gridò uno dei poliziotti mentre li
guardava allontanarsi.
Portatolo
in un posto più traquillo, il Rosso cercava di
tranquillizzare il suo amico, mentre questo si agitava cercando di colpirlo con
i suoi artigli.
<Prowler, calmati adesso! Sono io!>
<VA
VIA, LASCIAMI! NON MI TOCCARE!>
Fu
costretto ad immobilizzarlo con le sue tele. Prowler
passò interi minuti a scalciare e urlare, quando a poco a poco iniziò a
recuperare il controllo di se.
<Stai
meglio, adesso?>
<S-Si
.... si, mi sono ripreso.>
<Che
t’è preso, amico? Hai dato di matto ... per poco non mandavi all’ospedale
quegli sbirri.>
<Non
è stata colpa mia... un bastardo mi ha avvelenato. Stavo seguendo una pista e
ho trovato questo tizio e degli uomini intenti a caricare roba su dei furgoni.
Li ho affrontati, e lui ha lanciato una capsula ... all’inizio credevo fosse un
fumogeno, invece dopo che l’ho inalato ho iniziato a provare... paura, una
paura folle.... mai provata i vita mia. Era come se non avessi più il controllo
del mio corpo.>
<Chi?
Chi t’ha lanciato quella capsula?>
<Non
so chi è... non l’ho mai visto. Era conciato come Hobgoblin,
ma non era lui. Aveva una maschera... simile ad un teschio blu che ...>
<So
io chi è. Adesso è tutto chiaro. Ti sei imbattuto in Mister Fear.
Ho già avuto a che fare con lui, in passato. Non c’è da stupirsi se hai reagito
così. Quello che hai inalato è un composto chimico a base di ormoni animali che
induce chi lo inala ad avere attacchi di ansia, paura e panico. Anch’io anni fa
ebbi un’esperienza simile.>
<E’
stata una cosa... tremenda. Ora però sto bene. Senti, dobbiamo fermarlo. Non so
cosa abbia in mente, ma gli ho sentito dire chiaramente che si stavano recando
all’acquedotto.>
<Non
dire altro. Andiamo.>
Volteggiarono
nella notte, saltando di tetto in tetto il più velocemente possibile. Dalle
informazioni che s’era scambiati, i due supereroi conclusero che Mr Fear aveva intenzione di
avvelenare le riserve idriche della città, scatenando un’ondata di terrore che
avrebbe causato numerose vittime. Arrivarono all’acquedotto ma non vi era
traccia di nessuno.
<Non
c’è anima via. Forse siamo in anticipo.> azzardò il Ragno Rosso.
<Oppure
troppo tardi. Muoviamoci.>
Si
addentrarono silenziosamente nello stabile. Si muovevano lentamente, di
soppiatto, ma nel giro di pochi minuti si accorsero di essere incappati un una
falsa pista:
<Qui
non c’è nessuno ... se qualcuno avesse
scaricato del materiale avrebbe quantomeno lasciato delle tracce. Ma qui non
c’è ombra di anima viva. Sei sicuro di aver capito bene?>
<Ti
dico di si. Ha parlato di acquedotto. Dobbiamo prendere un campione d’acqua e
farlo analizzare.>
<Ci
penso io... so –ehm – a chi rivolgermi. Forse per sicurezza dovremmo comunque
...> venne interrotto dal suo senso di ragno che cominciò a pizzicargli
all’impazzata.
<ATTENTO!>
disse il Ragno Rosso spingendo Prowler allontanandolo
dalla zona di pericolo. Una figura dalla stazza enorme per poco non li
travolse; il pugno non andato a segno ammaccò l’enorme cisterna di fronte a
loro, a testimonianza di una spaventosa forza fisica.
<Mister
Hyde!> esclamò il Rosso, incredulo.
<Esatto,
insetto. Non so come hai fatto ad evitare il mio pugno, ma stai certo che né tu
né il tuo amico uscirete vivi di qui!>
Era
proprio lui, inconfondibile. Uno scimmione di oltre due metri, con i capelli
alla Beethoven e un viso spaventoso. Che cosa ci faceva qui in California? Di
certo non era una coincidenza trovarlo qui mentre erano sulle tracce di Fear; i due erano certamente in combutta.
Hyde passò nuovamente all’attacco: cercò di
schiacciare il supereroe scarlatto con entrambi i pugni, ma colpì solamente il
pavimento metallico. Avevano il loro da fare: Mister Hyde
era talmente forte d poter affrontare faccia a faccia Thor, e una volta aveva
mandato in coma il potente Ercole [3].
Il Ragno utilizzò la consueta tecnica che
adottava quando affrontava i criminali di quella categoria di superforza:
saltare all’impazzata, senza mai restare fermi, colpire ed allontanarsi. Prowler non era da meno, ma non appena Hyde
scoprì il fianco né approfittò per colpirlo al viso con gli artigli di metallo
che aveva sulle dita. Gli lasciò dei bei segni sulla guancia, che gli
procurarono dolore.
<AAAAAAH!
FIGLIO DI PUTTANA! TI STRAPPERO’ GLI ARTI PER
QUESTO!> gridò , portandosi la mano destra sul volto e tirando un pugno alla
cieca di sinistro; il colpo prese Prowler solo di
strisciò ma la potenza fu sufficiente per farlo andare al tappeto. Era
stordito, scuoteva la testa per schiarirsi la vista appannata, ma era
pericolosamente a portata di Hyde.
<Oh
–oh. Devo muovermi.> pensò il Ragno Rosso, vedendo
il compagno in difficoltà. Lanciò una
tele sugli occhi del potente avversario, e quando lo privò della vita ne
approfittò per colpirlo ripetutamente. I pugni e i calci del Ragno non
scuotevano più di tanto Hyde. Se voleva sconfiggerlo,
doveva utilizzare un’altra strategia.
<Non
cercare di toglierti quella tela dalla faccia,Edward ... credimi, hai solo da
guadagnarci. Io non dico di essere Brad Pitt amico, ma tu faresti rabbrividire
pure Lon Chaney!>
<STA’
ZITTO!> urlò sferrando un pugno che colpì il Rosso, mandandolo a sbattere
contro una parete di metallo.
<Sei
veramente un cretino, Ragno... continuando a parlare mi ha rivelato
dov’eri!> disse strappandosi la tela dagli occhi.
<Se
avessi tenuto quella tua boccaccia chiusa l’avresti scampata, ma tu dovevi
continuare a dire le tue stronzate... beh dì un’altra battuta cretina. E’
l’ultima che farai nella tua vita.> Il Rosso non si muoveva per il dolore,
mentre il criminale gli stava addosso per finirlo. Prowler
prese une decisione.
<STA
GIU’!> gli urlò, poi puntando il braccio verso Hyde
lanciò uno dei suoi mini-razzi dalla sue polsiere multiuso. Il missile, poco
più grande di una matita, colpì il gigante proprio sotto il collo, esplodendo
all’impatto. Lo scoppio, che sparato da quella distanza avrebbe abbattuto un
muro di mattoni, fu appena sufficiente per far perdere i sensi ad Hyde.
<Stai
bene?>
<S-Si
*Koff Koff!*
g-grazie ... mi hai salvato la pelle ...>
<Già
... non che le stia contando, ma siamo 2 ad 1 per me ...>
<Non
c’è nessuna traccia di Fear... questo bestione è da
solo. Ci stava aspettando. Di certo non è una sua idea... è tipico di Hyde lavorare i coppia con qualcuno più furbo di lui. Se
vogliamo delle informazioni possiamo averle solo lui.>
<Tiralo
su. Ho un piano.>
Quando
Hyde si riprese di ritrovò capovolto, con la testa
sottosopra, incollato gambe e piedi dalla tela del Ragno Rosso alla grande
cisterna.
<TU!
Mi hai fatto questo! Ma non appena mi libero io ti....>
<NON
LO FARE! MORIRAI!> gridò Prowler.
<Cosa?>
<Guardati
sul petto. Lo vedi quel dardo? E’ intriso di un composto di mia invenzione: un
sforzo del genere e ti fa esplodere il cuore come un’iniezione di
adrenalina.>
<Cazzate.
Stai bluffando. Vuoi buffoni non avete le palle per ammazzare ...>
<Infatti>
intervenne il Ragno Rosso <Ma noi ti stiamo avvertendo di cosa accadrà se
proverai a liberati; se tu te ne infischierai dei nostri avvisi e ti fai venire
un infarto sarà una tua scelta, e noi non avremmo nessuna responsabilità.>
<Se
vuoi l’antidoto dovrai rispondere alle nostre domande. Ma indovina cosa spera
una parte di me ...> gli disse Prowler a muso
duro.
<Cos’è,
l’ennesima stronzata dello “sbirro
buono/sbirro cattivo?” è vecchia come il cucco, non ci casco!>
<Hyde, vecchio mio ... qui non siamo a New York. Qui non ci
sono sbirri buoni. Siamo entrambi cattivi.> gli rispose il Rosso.
Hyde cominciò a sudare. Non era del tutto
convinto .. ma se avessero avuto ragione. Cominciò a sudare freddo.
<Che
cosa volete?> disse con malavoglia, digrignando i denti.
<Per
prima cosa, che ci fai qui e cosa centri con Mister Fear
... perché è lui che ti ha detto che ci avresti trovato qui.>
<Fear mi ha fatto venire qui pagandomi una bella somma se
gli avessi riprodotto in grandi quantità il suo gas della paura. Poi, un’ora e
mezza fa poi mi richiama dicendomi che mi avrebbe dato un extra per venire qua
ed occuparmi di un impiccione mascherato. Immagina la mia sorpresa quando ho
visto che c’eri anche tu, insetto. Sarei venuto anche gratis!>
<Tanto
affetto mi lusinga ...>
<Hai
detto una grossa produzione di gas. Allora cosa centra l’acquedotto?>
<Ma
sei sordo? L’acquedotto era solo una scusa per portarvi qui!>
<Un
depistaggio, quindi... allora qual è il suo piano?>
<E
io che cazzo ne so? Ora dammi quell’antidoto di merda!>
<Scordatelo
...> disse Prowler voltandogli le spalle.
<EHI!
TORNA QUI! Ti ho detto tutto quello che so!>
<Un
momento Prowler, quel che giusto è giusto. Gli
abbiamo dato la nostra parola. Dagli quell’antidoto.>
Prowler sbuffò.
<Sei
uno stupido ...> disse allungandogli una capsula.
<No;
solo leale.>
Il
Ragno Rosso si avvicinò ad Hyde, gli tolse il dardo
infilzato sul petto e gli lasciò cadere la capsula in bocca. Appena la ebbe tra
i denti Hyde la morse, ma da questa fuoriuscì una
copiosa quantità di gas soporifero, che gli scese direttamente lungo la trachea
e si espanse in tutto il suo apparato respiratorio. Prima di finire nel mondo
dei sogni, Hyde imprecò contro i due supereroi.
<Un
ottimo bluff, bravo. Dove t’è venuta quest’idea?> domandò il Rosso.
<Beh,
conosci quel vecchio detto “i criminali
sono una razza codarda e superstiziosa”?>
<Si,
mi pare di averlo già sentito dire....>
<Ok,ricapitoliamo:
Fear fa venire Hyde per
fargli riprodurre in massa quel suo dannato gas. Non è una prodotto solubile,
altrimenti lo avrebbe utilizzato qui. L’idea che voglia avvelenare la città era
sbagliata. Allora, quale può essere il sui piano?>
<No
aspetta, non dobbiamo escluderla a priori: Hyde ci ha
detto che non è venuto qui, e quindi non utilizzerà l’acqua, ma ci sono altri
modi per diffondere un composto chimico sulla massa.>
<Giusto,
ma per farlo con un gas deve farlo da un punto elevato. Un grattacielo?>
<E’
un’ipotesi plausibile. Ma per esperienza so che Fear
può disporre di un hovercraft e di varie piattaforme volanti.>
<Ma
così attirerebbe l’attenzione degli elicotteri della polizia.>
<Si
... a meno che non abbia modo di camuffarsi e di passare inosservato. D’altronde,
anche se non stiamo sempre con il naso all’insù a fissare il cielo, noteremmo
un... > questa frase fece balenare un’improvvisa intuizione nella mente di
Ben Reilly.
<ASPETTA!
Aspetta ci sono ... domani sera ci sono le World Series
di baseball qui a San Francisco ... e prima della partita ci sarà il dirigibile
della Goodyears a fare il giro della città! Si, sono
certo, è l’occasione perfetta per seminare in aria quel suo gas senza destare
sospetti! Ci scommetto la mia ultima ragnatela!>
Continua....
Le
Note
Tante citazioni
cinematografiche in questo episodio del Ragno Rosso; a cominciare dal titolo,
che si rifà ad famoso film
statunitense del 1998 con Johnny Depp e Benicio del
Toro, regia di Terry Gilliam.
Vi attendavate, immagino, un team up tra il nostro Ragno Rosso e Prowler, a cui ho deciso di attribuire un atteggiamento da “cavaliere oscuro” strizzando l’occhio al celebre Uomo Pipistrello della Distinta Concorrenza. Prowler diventerà un personaggio molto importante nella nostra serie, continuate a tenerlo d’occhio.
Di Mister Fear parlerò dettagliatamente sul prossimo numero;
spendiamo invece due parole sull’altro villain di
questo numero:
Mister Hyde invece è uno dei più antichi supercriminali della
Marvel, creato da Stan Lee e Don Heck
su Journey into
Mystery n.99 nel dicembre 1963, ispirandosi al celeberrimo personaggio
creato da Robert Louis Stevenson ne “Lo
Strano caso del Dottro Jekyll
e Mister Hyde”. Il suo alter ego è il chimico
Calvin Zabo, che però è privo di moralità e scrupoli
e non ha problemi di personalità. Mi
sono avvalso di lui perché, a parte nella sua prima incarnazione, nessuno dei
Mister Fear è un chimico e quindi debba chiedere
aiuto ad un esperto in questo campo per produrre il suo gas.
Jessica Carradine torna su queste pagine dopo aver assistito
all’assassinio di Ken Ellis, avvenuto nei num. 9/10 di questa serie, e vediamo quali ripercussioni
psicologiche ha avuto su di lei.
Altre divertenti
citazioni cinematografiche: Luther è un piccolo criminale interpretato dall’attore David Patrick Kelly
(che qui gli presta anche il nome) che ho preso dal film “48 ore” di Walter Hill, film poliziesco da cui ho preso anche il
detective Jack Cates, a cui da corpo il celebre Nick
Nolte.
Bobby Rayburn e Juan Primo sono due giocatori dei Giants presi dal film “The
Fan”, nel cui ruolo c’erano rispettivamente Wesley Snipers
e Benicio del Toro (seconda presenza per lui, in
questo numero! J ).
L’ispettore
Callaghan invece è ormai una presenza fissa nella nostra serie; tutti questi
film sono ambientati a San Francisco ed è una nota di colore che mi diverte
utilizzare per dare un atmosfera poliziesca a questa serie ragnesca.
Passiamo alle note:
1 & 2 = E’
successo nel numero 15.
3 = E’ successo
nella famosa saga dei Vendicatori “Riti di Conquista” (Avengers # 273- 276), recentemente ristampata nei
volumi Marvel Gold editi da Panini Comics.
Ci vediamo al mese
per la seconda parte di questa storia.
TWIMP!
Carmelo
Mobilia.